giovedì 4 novembre 2010

I.2 - Tutte le altre cose sporche

Ciò che faccio come impiegato è vendere il mio tempo per denaro. Inutile dire che ne sento fortemente la mancanza. Devo trascurare gli affetti o i piatti sporchi nel lavabo, tertium non datur. Scrivere è un attività relegata alla pausa pranzo e correggere un pericoloso vizio da sradicare, se voglio passare dal bagno prima di rimettermi al lavoro. I negozi chiudono improvvisamente troppo presto e i weekend sono corti e piovosi. Cosa fare il prossimo fine settimana? Riposarsi e sistemare le faccende arretrate, oppure cedere ai lusinghieri inviti degli amici lontani, spendendo tutto il tempo e tutto il denaro a mia disposizione?
Sono osservazioni e domande banalissime. Avrei potuto formularle anni fa. Ora però sono così pressanti che non potrei scrivere d'altro. Ora che l'ho fatto mi sento proprio meglio. Domani prenderò un treno, rimandando a lunedì i conti col bucato, le stoviglie, la banca e il padrone di casa, i miei progetti, la mia sonnolenza, la mia cronica insoddisfazione.

1 commento:

  1. bisogna solo farci l'abitudine, sai?
    poi imparerai i trucchi per non scegliere, ma ottimizzare. bucati che partono la mattina e si stendono la sera passando prima di uscire di nuovo, we in cui fai la spesa ma la fai insieme a un'amica così ti godi i racconti della settimana e magari un aperitivo improvvisato, e cose così.
    poi, evoluzione ulteriore, l'epifania di scoprire che non pianificare il sabato è una perversa manifestazione di onnipotenza.
    forza!

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