venerdì 12 novembre 2010

I.5 - Sogni impiegatizi

Erano anni che non lasciavo puntata la sveglia. Voglio dire: anche durante il mio periodo di nulla pneumatico mi è capitato di svegliarmi presto, ma si trattava di eccezioni. Ora invece ho impostato il telefonino in modo che suoni tutte le mattine, dal lunedì al venerdì, alla stessa ora e per la precisione alle 8 (so di essere un privilegiato).
Aprendo gli occhi tardi e naturalmente, il limbo tra il sonno e la veglia distanzia i sogni dallo stato di coscienza in cui la memoria a lungo termine inizia a funzionare, così non ci si ricorda assolutamente niente di quello che si è sognato. Per di più, avendo tanto tempo durante la giornata, i sogni li si fa ad occhi aperti e la notte si dorme, punto e basta.
Ora, invece, tutte le cose che non ho tempo di fare, tutti i pensieri che non ho tempo di sviluppare, tutte le persone che non ho il tempo di amare durante il giorno finiscono compresse in sogni parabolici, stroboscopici, incomprensibili, eppure tutto sommato semplicissimi.
La scorsa notte ad esempio ho sognato un'amica che non vedo da troppo tempo e con cui ho avuto un breve scambio telematico proprio ieri. Insieme a lei ho sognato di giocare a poker, cosa di cui avevo appena parlato ad altra gente, consapevole della difficoltà di organizzare una partita da qui a breve.
Insomma: tutto quello che il me impiegato non riesce a vivere, lo sogna. Peccato che non funzioni col bucato...

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